lunedì 14 settembre 2015

Le Certificazioni Cosmetiche

Ciao a Tutti,
oggi vi scrivo per fare un po' di chiarezza su un argomento un po' “scomodo”, ovvero le certificazioni dei cosmetici.
Dato che la mia preparazione in termini “legislativi” non è il massimo, ci tengo a chiarire che sto riportando informazioni prese da diverse fonti, e il mio parere riguardante le certificazioni riflette in parte il mio pensiero ecologico generale, che vi ho già espresso, ma potrebbe anche essere “limitato”, proprio perché non ho tutte le conoscenze necessarie. In ogni caso, ho ragionato sui dati che ho trovato, e ho cercato di fare una sintesi delle informazioni ricevute da diverse fonti.

In generale, e questo è un aspetto comune, le certificazioni cosmetiche non sono tutte uguali, e questo perché essenzialmente sono fatte da aziende private, bisogna informarsi sulle restrizioni previste da ognuna.

Ecolabel: si tratta di una certificazione europea, che si rifà al regolamento CE n. 66/2010, è anche la certificazione dove è consulente anche lo stesso F. Zago, è una certificazione che non si occupa solo di cosmetici, ma anche di altri prodotti che possono avere impatto sull'ambiente. In particolare, si occupa dell'impatto ambientale delle sostanze usate, nel nostro caso specifico, nel cosmetico, ovvero del loro effetto su flora, fauna e mari, quindi di quanto le sostanze sono in grado di essere degradate dall'ambiente, insomma della biodegradabilità.
Non si occupa però dell'origine delle sostanze, quindi una sostanza di origine petrolifera, ma facilmente biodegradabile verrà accettata dal disciplinare, anche se la sua produzione effettivamente inquina.

Ecocert: è un'etichetta che nasce in Francia nel 1991, ma attualmente è un organismo di certificazione europeo, ed esattamente come Ecolabel, non si occupa solo di cosmesi, ma di molte aree. Come la maggior parte dei disciplinari bio, a parte qualche caso eclatante, si occupa principalmente dell'origine delle materie prime, l'esatto contrario di Ecolabel, escludendo quindi ogni sostanza che contenga derivati petroliferi e tutte le sostanze che non abbiano origine biologica.
Il problema di questa, come di altre classificazioni simili, è l'esclusione a priori di alcune sostanze per la presenza di una piccola porzione petrolifera, che però non risultano inquinanti come invece altre sostanze, magari di origine non petrolifera. L'esempio più eclatante viene fatto da Fabrizio Zago, e riguarda il famoso SLES, a bassissimo impatto ambientale, ma contenente una parte di molecola etossilata.
Questa certificazione esclude anche le materie prime di origine animali, con le dovute deroghe su sostanze di provenienza animale come ad esempio il Miele.

Nordic Swan/Nordic Ecolabel: nasce dal Nordic Council of Ministers e comprende un sistema volontario di autocertificazione sull'impatto ambientale di tutta la filiera che riguarda il prodotto in oggetto.
Prende in considerazione anche l'emissione di CO2 e anche il rapporto costo/beneficio e il libero commercio, e riguarda un numero molto ampio di beni e prodotti, non solo i cosmetici, come per le precedenti certificazioni.


ICEA: si tratta di una delle certificazioni più famose, almeno in Italia, si occupa di tutto: dal cibo alla cosmesi, ma anche all'edilizia e al turismo sostenibile, la sigla sta per “Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale”, un consorzio che controlla e certifica aziende che non solo scelgono di rispettare l'ambiente, e quindi l'impatto delle materie prime e della filiera di un prodotto, ma anche di tutelare i lavoratori e i diritti dei consumatori.
Si tratta di uno dei più importanti organismi di certificazione del settore, sia in Italia, che in Europa.
In particolare, la certificazione cosmetica ICEA, segue lo standard COSMOS, creato per definire dei requisiti comuni per la definizione dei cosmetici biologici e/o naturali in diversi stati europei.
Lo standard COSMOS AISBL (onlus internazionale registrata in Belgio) è stato sviluppato a livello europeo e internazionale sia da ICEA, che dalle seguenti associazioni: BDIH (Germania), COSMEBIO e ECOCERT (Francia), SOIL ASSOCIATION (UK), quindi queste stesse certificazioni, seguono le stesse indicazioni.
In generale ICEA promuove l'uso dell'agricoltura biologica e dell'integrazione e sviluppo del concetto di “Chimica Verde”, che prevede l'uso di acqua di qualità, regole molto ristrette per l'uso degli ingredienti di origine minerale, non rinnovabili, ma necessari al prodotto, certificazione della provenienza biologica delle materie prime vegetali su cui sono state operate trasformazioni chimico/fisiche.

BDHI: si tratta del marchio tedesco equivalente all'italiano ICEA, e sta per Bundesverband Der Industrie und Handelsunternehmen, ovvero Associazione Federale di Industria e Commercio.
Come ho già anticipato, partecipa alla definizione dello standard COSMOS, per definire la “Cosmetica Naturale Controllata”, rendendo trasparente il termine, nell'interesse del consumatore.
Non si occupa solo di formulazione del cosmetico, ma anche del packaging, che deve poter avere il minore impatto ambientale possibile.
Vengono bandite le sostanze di origine puramente animale, come i grassi animali, e gli ingredienti etossilati, i siliconi, i coloranti organici e sintetici, le sostanze di derivazione petrolifera, ma viene analizzata anche la biodegradabilità delle materie prime e dei prodotti finali.

Soil Association: si tratta di una onlus britannica, fondata già nel 1946, non si occupa, come molte di queste associazioni, solo di cosmesi, ma si occupa di sostenibilità in molti ambiti, dall'acquisto km 0, all'opposizione all'agricoltura intensiva e infine alla certificazione del biologico.
Ha sviluppato il primo standard di certificazione riguardante il biologico (alimentare) già nel 1967, standard che poi si è ampliato ad altri ambiti, come la cosmesi, il tessile, il commercio equo e solidale ecc...
La verifica degli standard e la certificazione cosmetica è solo uno dei piccoli ruoli di questa associazione, e in particolare si parla di SACL (Soil Association Certification Ltd).
Anche questo ente aderisce allo standard COSMOS AISBL di cui vi ho parlato poco sopra.

Cosmebio: insieme alla Ecocert, è un'altra certificazione francese. Se la Ecocert si è diffusa in tutta Europa, questa risulta più limitata. Nasce nel 2002, e si occupa prevalentemente di cosmesi.
L'idoneità prevede almeno il 95% del totale degli ingredienti di provenienza naturale, di cui almeno il 10% da agricoltura biologica e massimo il 5% di ingredienti di sintesi, ma presenti in una lista di materie prime consentite, lista piuttosto scarna.
Non sono accettati ingredienti vegetali di provenienza OGM, coloranti, derivati del petrolio, inoltre il prodotto finito non deve essere testato sugli animali.

CCPB: si tratta di un organismo di controllo e certificazione derivato dal Consorzio per il Controllo dei Prodotti Biologici Soc. Coop. Del 1988.
Viene riconosciuto dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (MiPPAF), e dal 1/07/2014 incorpora anche l'IMC (Istituto Mediterraneo di Certificazione), comprendendo tutta l'attività di controllo e certificazione di IMC.
È uno dei principali enti italiani che si occupa di biologico, e ha sedi non solo in Italia, ma nell'area Mediterranea, ed è accreditata in diversi paesi europei e non.
In ogni caso non si occupa solo di prodotti biologici, ma anche di tutta la filiera produttiva, compreso il bando degli OGM.
Si occupa sia di alimentari, che di altri prodotti, per quanto riguarda la cosmesi, si occupa di diverse certificazioni: Cosmetici Biologici, Cosmetici Naturali, Prodotti Vegani.

Natrue: è un'associazione no-profit nata in Belgio, che si occupa di promuovere e proteggere la cosmesi naturale e biologica.
Viene fondata nel 2007, è più giovane di molte altre associazioni dell'ambito, ma comprende una serie di regole condivise da molti altri enti.
Riconosce il disciplinare CCPB, ed è proprio quest'ultimo ente di certificazione che provvede alla sottoscrizione della certificazione.
Questa è anche la certificazione che riguarda anche la nuova linea Cien che ha spopolato il giorno dell'uscita sul mercato.

Come avete potuto vedere quindi, di certificazioni ce ne sono tante, io stessa vi ho parlato solo delle più importanti, sia come diffusione (almeno da noi), sia come standard.
Qui cito una dichiarazione dello stesso F.Zago: “Le altre, e ce ne sono molte, meglio lasciarle perdere. Molte infatti sono certificazioni generiche o 'inventate' dai produttori perché 'l’eco va di moda' ma non garantiscono nulla”.
Ci sono infatti certificazioni molto riduttive, e che rendono il biologico o la formulazione cosmetica naturale in generale inutile, e screditano così anche il lavoro di aziende molto serie.
Ad esempio voglio porvi il caso particolare di Fitocose, azienda italiana che non possiede nessuna certificazione “qualificata”, per il semplice fatto che si tratta di una piccola azienda che non può permettersi i costi di queste stesse certificazioni, ma che da anni formula cosmesi ecobio, ancora prima che il movimento “green” andasse di moda.
Loro hanno elaborato il loro standard, e lo dichiarano sul loro sito, guardandolo potete vedere che non ha niente da invidiare ad altre certificazioni.
Per una piccola azienda chiaramente è fattibile agire in questo modo, mentre per le grandi imprese è più che giusto che ci siano normative più standardizzate e controlli più restrittivi.
Anche se effettivamente concordo nel dire che queste certificazioni dovrebbero essere rese statali e non private, così da offrire molte più garanzie e non pesare troppo sul costo del prodotto, soprattutto per quelle aziende che non hanno il volume di vendite di una multinazionale.

Anche per oggi, il lunghissimo approfondimento è concluso, spero sia stato interessante!
A presto!

Rasmus

Si ringraziano il Forum di Lola, il Forum di Sai Cosa Ti Spalmi, Promiseland.it, Biodizionario.it, e la fondazione Wikipedia inesauribili fonti di informazioni e di ispirazione

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