mercoledì 8 giugno 2016

Olio di Palma, come fare una scelta consapevole

Ciao a Tutti!
Oggi vi parlo di una questione piuttosto spinosa, avevo già introdotto l'argomento nell'occasione in cui ho parlato di ingredienti cosmetici e della loro origine, vegetale o animale, e ne avevo parlato in modo più generale.
Oggi vi parlo infatti dell'Olio di Palma.
Insomma, ne hanno parlato in lungo e in largo ovunque sul web, da una parte gli allarmisti, gli animalisti e chi più ne ha e più ne metta, dall'altra chi? Penso due essenzialmente due categorie di persone, quelle che non hanno mai guardato un'etichetta nella loro vita (cibo o cosmetici che siano) e così vogliono continuare a fare, e quelle che cercano i dati dalle diverse fazioni, e finiscono, per la maggior parte dei casi a malincuore, ad accettare il fatto che l'Olio di Palma non sarà la migliore fonte di grasso, ma di fatto non esiste un'alternativa davvero ecosostenibile e di origine vegetale.

Ben un anno fa, ben dopo la mia ricerca e relativo post, Wired ha pubblicato un esaustivo articolo sull'Olio di Palma, che potete trovare qui.
Quando l'ho letto, non solo mi sono stupita di essere riuscita a mettere insieme più o meno gli stessi concetti “base” (i miei dati non erano così precisi ovviamente!), ma chiaramente mi sono in qualche modo vista “scrivere il mio pensiero” al riguardo.
Successivamente, all'inizio di quest'anno, su Wired è stato scritto un altro articolo sull'argomento, che riporta ulteriori dati e questioni.

Come vi avevo già detto, avevo riportato parte del mio pensiero a proposito dell'Olio di Palma, quando ho affrontato la questione “Cosmesi Veg”.
Vi avevo già parlato di come effettivamente l'Olio di Palma (olio estratto dalle drupe, i frutti delle palme Elaeis Guineensis) e l'Olio di Palmisto (olio estratto dal nocciolo delle drupe di palma Elaeis Guineensis) non fossero adatti al regolare consumo alimentare, allo stesso modo di altri grassi, vegetali (Cocco, Colza non CANOLA, Burro di Cacao) o animali (Strutto, Burro) che possiamo trovare nei cibi, e c'è stata anche l'occasione, ancora precedente, in cui vi ho mostrato con alcuni grafici la composizione media di diversi oli vegetali, usati nell'industria alimentare e/o cosmetica.
Per la preparazione di alcune ricette alimentari, accettiamolo, una frazione di grassi saturi serve per rendere una certa consistenza, sapore e resa, l'Olio di Palma ha una distribuzione di acidi grassi paragonabile a quella del burro, quindi se la scelta è motivata da un fine salutistico, non c'è motivo per preferire il burro vaccino all'Olio di Palma, quindi, se non si vuole nessuno dei due, piuttosto ha senso non mangiare questi alimenti, o comunque accettarne una diversa consistenza/sapore/fragranza, piuttosto che boicottare un prodotto vegetale, per preferirne uno di origine animale, sostanzialmente equivalente in gusto, ma anche in “insalubrità”.
Dal punto di vista alimentare, gli oli di Palma/Palmisto hanno anche delle ottime qualità, sempre restando che il consumo deve essere moderato: l'Olio di Palma grezzo ad esempio è molto ricco di carotenoidi, tra cui principalmente il Beta-Carotene (precursore della Vitamina A), ad azione antiossidante, contenuto che però viene perso durante la raffinazione.
Infatti quando si trova in commercio l'Olio di Palma liquido, venduto in taniche, si ha a che fare con l'Olio di Palma Bifrazionato, ovvero privato delle frazioni oleose più pesanti e più leggere, oltre che della componente insaponificabile, costituita appunto da carotenoidi.
L'Olio di Palma grezzo è molto particolare, infatti si configura come una “pasta” solida color arancione-rossastro e con un odore molto particolare, dovuti al contenuto in carotenoidi, durante la raffinazione, anche in assenza di frazionamento, invece vengono persi quest'ultimi, e l'olio assume un colore giallo pallido.
L'Olio di Palma raffinato, ma non frazionato, mantiene l'aspetto pastoso e solido, e rispetto all'Olio di Cocco, tende a rimanere più denso anche durante la stagione estiva, lo avete visto nei tutorial di diversi saponi che vi ho fatto.
Altro punto a favore dell'Olio di Palma: a differenza dei grassi animali, quest'ultimo non contiene naturalmente colesterolo, a differenza di strutto e burro vaccino. Si tratta anche di un olio insapore, a differenza di molti oli alimentari come Lino, Oliva, Colza, ecc... che altererebbero il sapore di diversi alimenti.
Infine, come vi ho già detto, se andiamo a valutare il contenuto percentuale di acidi grassi saturi contenuti in diverse fonti di grassi: Olio di Palma, Burro Vaccino, Burro di Cacao, e Olio di Cocco, andremo a scoprire che l'Olio di Palma è quello che ne contiene meno! Perché si demonizza solo l'Olio di Palma e nessuno di questi quando si parla di alimentazione corretta?
Vi ho appositamente preparato una tabella riassuntiva della composizione media di questi grassi alimentari, sono tutti alimenti ricchi di acidi grassi saturi, che quindi andrebbero consumati con moderazione.


Assolutamente da rimarcare: 


  • L'Olio di Palma/Palmisto NON è cancerogeno, nessuna ricerca ha mai dimostrato nulla al riguardo. L'eccessivo consumo di acidi grassi saturi, di qualsiasi fonte (animale o vegetale) è sicuramente correlata all'obesità, situazione che effettivamente porta ad un rischio maggiore di contrarre tumori, ma che non sono causati dall'Olio di Palma, bensì dall'eccesso di consumo di acidi grassi saturi.
  • L'Olio di Palma/Palmisto NON causa il diabete, l'Acido Palmitico sembra essere implicato in alcuni meccanismi che favoriscono la comparsa del diabete di tipo 2, ma questo fenomeno (verificato solo in vitro comunque) non è dovuto all'Olio di Palma, ma all'Acido Palmitico, contenuto in gran parte degli oli vegetali, tra cui quello di Oliva, e nei grassi della carne.

Chiediamocelo, meglio l'Olio di Palma/Palmisto o la Margarina, frutto di idrogenazione di oli insaturi? Assolutamente meglio i primi due!
E ce lo dice l'OMS, infatti gli acidi grassi idrogenati sono molto più dannosi, dato che non possono essere metabolizzati dal nostro organismo, e si comportano anche peggio degli acidi grassi naturalmente saturi nel nostro corpo, perché non possediamo gli enzimi per metabolizzarne in quantità (una piccola percentuale di acidi grassi saturi trans esiste in tutte le fonti vegetali).
Sempre usando come fonti FAO e OMS, viene consigliato un massimo del 10% di grassi saturi, sul totale delle calorie giornaliere, considerando che i grassi saturi sono contenuti anche nella carne, negli oli come Oliva, di semi vari e in tantissimi diversi cibi, non solo negli oli vegetali di Palma, Palmisto, Cacao e Cocco, e in margarine, Burro vaccino e Strutto!

Ma escludiamo per un momento la questione alimentare, dove ricordiamolo, il problema non sta nell'Olio di Palma/Palmisto, ma nella quantità in cui si consuma, parliamo di cosmesi, visto che è di questo che mi occupo.

L'Olio di Palma serve?

Si tratta di una delle prime fonti vegetali di Acido Palmitico, il primo, oltre che nell'Olio di Palma, si trova in alte percentuali solamente nel Burro di Cacao, enormemente più costoso,
Quindi la risposta essenzialmente è SI.
l'Acido Palmitico è uno degli acidi grassi saturi più usati in cosmesi, dopo l'Acido Stearico, in entrambi i casi è evidente, l'Olio di Palma sostanzialmente si configura come il sostituto vegetale più simile al Burro vaccino, di origine animale, anche nei prodotti non alimentari.
In mancanza di un tale prodotto vegetale, questi acidi grassi, che vengono lavorati per ottenere emollienti, tensioattivi ed emulsionanti, oltre che semplice sapone, dovrebbero essere estratti dai derivati animali, un caso di questo genere sono ad esempio i Tallowati, ancora usati da poche aziende cosmetiche, e si tratta di ingredienti cosmetici ancora derivati dal sego animale (grassi di origine principalmente bovina, ma raramente anche equina e ovina, a differenza dello Strutto, che invece ha origine esclusivamente suina).
Ciò che rende estremamente economico l'Olio di Palma e di Palmisto, non è solo una questione di leggi di mercato, la pianta Elaeis Guineensis è una delle piante a più alto rendimento che esista.
Non solo permette la doppia estrazione di olio: prima dal frutto, e poi dal nocciolo, garantendo una produzione ricca di Acido Palmitico, Acido Stearico e anche di acidi grassi saturi a catena più corta (Laurico e Miristirico, tipici dell'Olio di Cocco), ma permette anche una resa quantitativamente molto alta.

È importante sottolineare, che qualsiasi coltivazione in larga scala, è dannosa per l'ecosistema! Non esiste una coltivazione che sia al 100% compatibile con l'ambiente.
Le piante si sono evolute per crescere in un ambiente vario dal punto di vista vegetale e animale, le coltivazioni, tutte, favoriscono lo sviluppo di malattie, parassiti e l'impoverimento della biodiversità, e comportano un'alterazione dell'intero ecosistema.
Quale sarebbe l'alternativa? Vivere di raccolta, abbandonare l'agricoltura affidandosi alla crescita spontanea delle piante, sicuramente non sufficiente a sfamare l'intera popolazione mondiale, figuriamoci per la cosmesi o per la detergenza casalinga! Dovremmo scordarci anche il semplice sapone!
Molte delle voci contro l'uso dell'Olio di Palma hanno riportato come motivazione primaria il rischio dell'ecosistema presente nel Sud Est Asiatico.
Effettivamente la produzione di Olio di Palma è la principale fonte di sostentamento e reddito dell'economia di Indonesia e Malesia, boicottare l'Olio di Palma non solo non salverà le foreste nel lungo termine, ma l'unica conseguenza sarà lo spostamento del mercato dell'olio verso qualche altro paese, non ci sarà differenza, ci sarà lo stesso rischio ambientale, bisognerà semplicemente ricominciare altrove, causando comunque deforestazione e alterazioni all'ecosistema di un altro paese.
Noi già siamo responsabili della deforestazione di gran parte dell'Europa e Nord America, deforestazione non sempre causata dalla ricerca di terreno agricolo, possiamo forse lamentarci perché qualche altro paese fa esattamente la stessa cosa, e solamente per coltivare?

Sicuramente esistono un sacco di alternative alimentari di origine vegetale all'Olio di Palma, e certamente parte della cosmesi potrebbe optare per altri ingredienti, derivati ad esempio da Cocco, Oliva, Riso, Colza/CANOLA, quasi sicuramente a costi economici più alti, ma vediamo quali sarebbero le conseguenze:
In questo mi viene molto utile appoggiarmi ai dati di Wired: con un ettaro di Palme Elaeis Guineensis si produce una quantità di olio che è circa 5 volte la produzione di un ettaro di piante di Arachidi e di Colza, 6-7 volte la produzione di un ettaro di Girasoli, 9 volte quella di un ettaro di piante di Soia, e 11 volte quella di un ettaro di Ulivi (non viene specificato se con spremitura a freddo, se così non fosse la produttività sarebbe ulteriormente da ribassare).
Insomma, visto che i petrolati non sono una soluzione accettabile, l'unica alternativa al 100% ecosostenibile ed etica sarebbe quella di arrenderci e fare a meno dell'olio, cosa effettivamente impensabile, sia in campo alimentare, che cosmetico, farmaceutico, industriale ecc...

Una strada invece più attuabile è quella della produzione sostenibile, ed è una prospettiva che già è partita, grazie al Roundtable on Sustnainable Palm Oil, un organo deputato a certificare le modalità di produzione dell'olio. Fino ad ora la FAO ha approvato questa strada.
Qui parto col dire la mia, forse ha più senso garantire maggiori profitti alle aziende produttrici, ma chiedendo delle garanzie sul loro lavoro, visto che puntare su altri oli certamente non cambia la questione, bisognerebbe comunque disboscare e dare lo sfratto a tantissime altre specie di animali, anche se non specificatamente a quelle che abitano la foresta malese.
Se ad esempio volete fare la vostra parte, e volete acquistare personalmente dell'Olio di Palma certificato per la saponificazione, ci sono dei rivenditori che danno questo tipo di garanzie, in particolare conosco Gracefruit.
Tutt'ora, la Malesia non sta attuando una deforestazione selvaggia, stando ai dati FAO, riportati dal secondo articolo di Wired che vi ho linkato, non tutto l'Olio di Palma proviene da Bad Practices, e deforestazione selvaggia, quindi perché boicottare in modo indiscriminato? Meglio ridurre i consumi e appoggiarsi ad una materia prima certificata, anche se più cara.
Il consumatore dovrebbe più che altro informarsi attivamente sulla provenienza degli ingredienti e sulla politica aziendale dei produttori, piuttosto che agire in modo indiscriminato.
Da una parte è facile prendersela con le aziende che utilizzano un ingrediente, ma dall'altro bisogna sempre ricordare che l'uso di olio non finisce con il consumo alimentare, per essere del tutto coerenti dovremmo fare a meno di un sacco di cose, a partire dal Sapone (se gli oli a bassa resa devono essere usati nell'industria alimentare, con cosa faremo saponi e detergenti?).

La campagna contro l'Olio di Palma sembra partita negli ultimi anni, da quando l'UE ha introdotto la normativa che impone alle aziende di specificare la fonte vegetale dell'olio usato, rendendo quindi necessario andare oltre la denominazione “grassi vegetali”.

Ma siamo sicuri che non sia un fenomeno già visto? 

In realtà si, è solo un fenomeno che si ripete, negli anni '80 è partita una vera e propria guerra commerciale contro gli “oli tropicali”, che hanno cominciato ad essere commerciati anche in USA ed Europa, mentre in precedenza rimanevano nel bacino commerciale asiatico/africano/tropicale.
Chiediamoci allora, questa “guerra”, era davvero per difendere la nostra salute? O semplicemente era una guerra innescata dai produttori di oli differenti per i loro interessi commerciali?
L'USA e l'Europa producono essenzialmente oli di Soia, Colza e Girasole (l'Olio di Oliva è circoscritto all'area mediterranea, e comunque ha un rendimento molto più basso per ettaro, tanto da non concorrere degnamente in questa guerra), e durante questi anni si sono visti rubare sempre più fette del loro mercato da questi “nuovi” oli tropicali molto più economici: Palma, Palmisto e Cocco.
Fare leva sulla salute e sull'ecosostenibilità è stata solo una delle tante strategie commerciali che ha portato a questa guerra, iniziata dall'American Soybean Association (ASA).
Perché negli anni '80 questo fenomeno non è stato ugualmente diffuso? In parte per l'assenza delle reti social, ma anche perché in Europa non sussisteva nessun obbligo per l'indicazione della fonte di olio inserito nei prodotti, inoltre nel nostro piccolo, noi italiani ci siamo sempre nutriti della nostra produzione interna di Olio di Oliva per l'uso casalingo, anche se probabilmente ci siamo nutriti di Olio di Palma più o meno da quando siamo nati (almeno parlando di chi è della mia generazione), olio contenuto nella gran parte dei prodotti industriali quando non veniva usato il burro o la margarina.
Questa prima “ondata” si è fermata alla fine degli anni '80, proprio a seguito delle prime scoperte riguardanti gli acidi grassi “trans”.
Non c'è stato più modo di difendere la margarina, come migliore alternativa ai grassi animali e agli “oli tropicali”, anche le stesse aziende produttrici di oli insaturi e margarine, si sono dovute arrendere.

Questa seconda ondata prima o poi si fermerà, sia che l'Olio di Palma venga tutt'ora prodotto a questi ritmi, sia nel caso ne venga ridotta la produzione a favore di altri oli.
In ogni caso si arriverà a capire quanto sia inutile questo boicottaggio indiscriminato, perché nel primo caso le aziende continueranno a produrre olio e a venderlo nei mercati che non hanno mai avuto tentennamenti (es. in molte aree di asia e africa), nel secondo si capirà che le altre fonti di olio non sono poi così ecosostenibili come vengono mostrate dai media, e probabilmente verrà introdotto qualche altro boicottaggio nei confronti di qualche altro olio “emergente”.

In ogni caso, ci tengo  a precisarlo, mangiate e acquistate quello che volete, ma più importante di questo, quale che sia la vostra scelta alimentare e cosmetica è importante che sia quella di CONSUMATORE CONSAPEVOLE, e non di consumatore casuale che si piega di fronte a qualsiasi notizia, vera e falsa che sia.
Non cambiate le vostre abitudini perché vi basta leggere due righe di terrorismo alimentare/cosmetico su quanto l'Olio di Palma (o qualsiasi altro alimento/ingrediente cosmetico) sia tossico, cancerogeno, velenoso, e chi più ne ha e più ne metta!
Quelle che sono state diffuse per l'Olio di Palma sono tutte considerazioni non vere, come vi ho spiegato, perché è la dose che fa il veleno!
Per esempio, bersi in mezza giornata mezzo litro di Olio EVO spremuto a freddo, biologico, certificato, denocciolato, di filiera protetta, dop/doc/ecc..., fatto a mano da vostro nonno, imbottigliato da vostra zia, benedetto dal papa, approvato da Cracco, consigliato da Veronesi, usato a Masterchef, ecc...non è meno dannoso per la salute che mangiarsi mezzo kg di Nutella!
Quindi fate la scelta che volete, ma che sia ragionata e motivata, non fatta perché leggete quello che vi dicono decine di articoli mal scritti sul web!
Fatelo perché vi leggete decine di articoli che riportano le fonti e che vi spiegano diversi aspetti del problema permettendo a voi di capire e ragionare sul problema!

Per quanto riguarda la questione etica dei lavoratori o degli animali autoctoni, vogliamo davvero considerare che sia proprio l'Olio di Palma a definire il fenomeno?
Se le coltivazioni fossero di Soia, Girasoli, Colza, Cocco, Canna da Zucchero, Caffè, Cacao, Banane Tabacco, Tè, Avocado, Ananas ecc... le cose sarebbero diverse?
Non è il prodotto a fare la differenza. Se boicottate l'Olio di Palma per motivi etici, ma acquistate ciò che viene prodotto al di fuori di UE ed USA e non volete spendere qualche euro in più per comprare FairTrade è solo incoerenza! Non state facendo una scelta etica, ma facendo solo quello che è facile!

So che oggi perderò sicuramente qualcuno dei miei lettori, ma è così che la penso, non dirò cose che non penso solo per essere seguita da più persone!

Anche per oggi ho concluso!
a presto, per chi continuerà a seguirmi!

Rasmus

Si ringraziano il Forum di Lola, il Forum di Sai Cosa Ti Spalmi, Biodizionario.it, Promiseland.it, Butac.it, la redazione di Wired e la fondazione Wikipedia inesauribili fonti di informazioni e di ispirazione

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