venerdì 13 maggio 2016

Esposizione Solare: Il Danno Biologico dei Raggi del Sole

Ciao a Tutti!
Dopo avervi parlato diverse volte dei Filtri Solari: parlandovi delle differenze fra le tipologie di filtri, del fattore SPF, dei fattori da considerare quando si sceglie un prodotto e della biodegradabilità degli schermi solari, quest'oggi voglio parlarvi di quella che è la relazione fra Raggi Solari e Danno Biologico.

Vi avevo già esposto una breve infarinatura sullo spettro elettromagnetico a proposito dei colori, ne approfitto per mostrarvi un'immagine molto eloquente, presa da Wikipedia, che riassume in immagini le proprietà di tutto lo spettro elettromagnetico:



Focalizzandoci su quello che ci interessa in questo momento, escluderemo gli estremi dello spettro da entrambi i lati, e lo spettro della luce visibile, parlando specificatamente del segmento degli ultravioletti, una banda di raggi solari a maggior frequenza rispetto allo spettro visibile della luce (quella che ci permette appunto, di percepire i colori), e a minor frequenza rispetto ai raggi X, che invece conosciamo per i loro effetti dannosi sull'organismo da una parte, e utili, solamente a piccole dosi, a scopi diagnostici.
Da quello che ci insegna la fisica, sappiamo che in base alla frequenza, cambia la capacità dei raggi di penetrare diverse superfici, quali ad esempio gli strati della pelle.

Per diversi decenni, si è ritenuto che i raggi UVB (280-315 nm), gli ultravioletti dotati di minore lunghezza d'onda, e di conseguenza maggiore energia, fossero i principali responsabili dei danni solari, sia a breve, che lungo termine, tanto che gli schermi solari, fino a pochi anni fa, hanno sempre e solo protetto da questi raggi, e non dai raggi UVA (315-400 nm).
Relativamente di recente, si è scoperto che i raggi UVB sono responsabili solo ed esclusivamente dei danni a breve termine, quali eritemi, ustioni, fotodermatiti ecc... e non sono assolutamente responsabili dei danni solari a lungo termine, come fotoinvecchiamento e la fotocarcinogenesi.
La letteratura scientifica è arrivata infatti a capire quali sono i veri responsabili di questi due effetti: i raggi UVA, che possedendo una maggiore lunghezza d'onda, riescono a penetrare a fondo, superando l'epidermide, nonostante possiedano una minore energia.
Infatti, se i raggi UVB sono dotati di una maggiore energia, di solito collegata a maggiori danni biologici, è anche vero che non riescono a superare la barriera formata dall'epidermide, perché assorbiti già dagli strati più esterni, e si limitano a causare danni in questa sede, dove le cellule sono già morte, morenti, o destinate a questa fine in un periodo relativamente breve.
In questo caso, quindi, i danni sono quelli che tutti conosciamo: ustioni, eritemi, arrossamento ecc..., ma si tratta di danni a breve termine nella maggior parte dei casi.
A seguito di questa scoperta, le normative hanno obbligato i produttori ad adeguarsi, e a predisporre così dei prodotti solari che proteggono sia dai raggi UVB (come è sempre stato), ma anche dai raggi UVA.
Ma non è finita, l'azione dei raggi UVA è ancora più subdola, infatti sono raggi “silenti”, che però causano accumulo nel tempo, e i risultati di questo accumulo possono presentarsi anche dopo molti anni.
L'azione avviene tramite il danneggiamento del DNA nucleare, mitocondriale, e ad altre strutture presenti nelle cellule del derma, portando a trasformazioni non sempre benigne.
Un altro punto a favore della fotoprotezione è anche il fatto che i raggi UVA sono in grado di oltrepassare senza fatica superfici di plexiglass e vetro, così da rendere necessaria una fotoprotezione anche in ambienti chiusi, ma dove la luce naturale filtra da finestre, porte e vetrate.
Questo fattore viene alla luce anche in casi particolari, portati dai media come casi esemplari: 


Dato il lavoro che ha imposto la posizione di guida (con la maggior parte della luce solare proveniente dal finestrino, a sinistra) per diversi decenni, l'azione dei raggi UVA ha mantenuto una direzione preferenziale durante tutta la vita lavorativa di questa persona, e questo fotoinvecchiamento asimmetrico ne è il risultato.

Quello che è emerso dalle ultime ricerche, è poi molto importante, sembra che sia proprio l'esposizione durante i primi 20 anni di vita a determinare la predisposizione ai tumori della pelle. 
Il rapporto che si ha con il sole durante infanzia e adolescenza sembra quindi essere una base fondamentale nell'azione predisponente o contrastante la carcinogenesi, motivo ulteriore per insegnare fin dall'inizio, alle nuove generazioni, quanto sia importante prevenire danni importanti fin da giovani, perché successivamente qualsiasi buona abitudine sarà protettiva, ma non quanto lo è prima dei 20 anni.

Non è una novità, e gli stessi media lo ricordano ogni anno, ai primi segni di caldo estivo, la miglior cosa da fare è esporsi al sole sempre con moderazione, evitando le ore più calde, in cui i raggi solari sono maggiormente perpendicolari e portano maggiori danni, e in ogni caso bisogna sempre usare dei prodotti solari, anche quando si è già abbronzati, proprio per evitare i rischi a lungo termine.
È un dato di fatto: un'efficace fotoprotezione durante infanzia e giovinezza può davvero ridurre drasticamente l'incidenza del melanoma nell'età adulta.

Per quanto riguarda la protezione dei bambini, è più che una buona norma non esporre i bambini sotto i 3 anni al sole, per un periodo prolungato, e nel caso non ci siano alternative, è importante usare una protezione alta o molto alta (SPF 50 o 50+).
Per bambini così piccoli, è sempre preferibile un solare a base di filtri inorganici non in forma nano,   l'utilizzo della forma non nano ha come maggiore controindicazione l'effetto “fantasmino” sulla pelle, che però penso sia il minore dei problemi, quando si deve proteggere un derma delicato come quello di un bambino così piccolo.
Una soluzione ancora migliore è quella di limitare la protezione solare alle aree esposte della pelle, coprendo con indumenti la maggior parte del corpo del bambino (maglietta e cappellino sono indispensabili), tranne che durante la balneazione, e stare il più possibile all'ombra.
Va però considerato, che comunque questa condizione non protegge al 100%, lo potete anche vedere dall'immagine riassuntiva che vi ho postato qui a fianco.

Spero che anche questo approfondimento vi sia piaciuto!
Alla prossima!

Rasmus

Si ringraziano il Forum di Lola, il Forum di Sai Cosa Ti Spalmi, Biodizionario.it, e la fondazione Wikipedia inesauribili fonti di informazioni e di ispirazione

2 commenti:

  1. la foto di quel poveretto a due facce di sconvolge...voglio un casco integrale!

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    1. Basta prendere le adeguate precauzioni, non bisogna per forza fuggire in un rifugio antiatomico!

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